I giorni della merla
Si racconta che gennaio fosse un mese proprio antipatico.
Io non faccio fatica a crederlo: è ancora pieno inverno e mia madre La Regina mi costringe sempre ad uscire con i guanti e la sciarpa arrotolata sulla faccia, non fa che piovere e mi tocca stare chiusa in casa dove è molto più difficile nascondersi dalle cameriere che vorrebbero pettinarmi come si deve, a cena c’è sempre il minestrone perché riscalda e fa bene (oltre che schifo), in più si torna a scuola dopo le vacanze di Natale e i maestri ne approfittano per interrogare a tutto spiano, con la scusa delle pagelle del primo quadrimestre.
Ma la leggenda non parla delle disgrazie di noi bambini, ma di quelle di una merla tutta bianca (perché un tempo i merli erano color latte) e del fatto che Gennaio non la potesse soffrire. Non le piaceva vederla contenta, a zompettare qua e là, perciò le soffiava contro un ventaccio gelido per farle dispetto. Forse pensava che vedere qualcun altro in difficoltà lo avrebbe fatto sentire meglio, perché la sua vita non era un granché.
Così si accaniva contro la povera merla.
Allora, un bel giorno, lei architettò un piano per difendersi.
“Ma tu, caro Gennaio, quanti giorni hai?” gli chiese.
“Ventotto” rispose lui, perché erano quelli che gli avevano dato gli antichi Romani.
La merla si fece due conti e decise di fare scorta di cibo fino al ventottesimo giorno, in modo da non dover più uscire finché c’era quell’antipatico in giro. Solo alla fine del mese, rimise il becco fuori, felice che Gennaio avesse terminato il tempo a sua disposizione.
Che errore fidarsi della matematica… io lo dico sempre.
Gennaio, ancora più arrabbiato perché la merla lo aveva buggerato, era andato dal suo compagno Febbraio e gli aveva chiesto tre giorni in prestito. E quello sciocco glieli aveva regalati tutti. Pensate che brutta sorpresa per la merla quando si scatenò la peggiore bufera di neve dell’anno. In vita sua non aveva mai sentito così tanto freddo, non riusciva neppure a volare nel suo nido, perciò dovette accontentarsi del comignolo della casa più vicina, dove restò accoccolata finché Gennaio non finì davvero.
Quando uscì di nuovo, il primo di febbraio, aveva le penne tutte macchiate di fuliggine. Non tornò più bianca come un tempo, ma rimase per sempre color carbone.
Per questo i merli ora sono neri, e per questo gli ultimi giorni di gennaio sono i più freddi dell’intero inverno.